Quando leggiamo o sentiamo Postepay, immediatamente pensiamo ad una delle carte prepagate/di debito sviluppate da Poste Italiane, che restano lo strumento più utilizzato nel nostro paese per effettuare acquisti online, data la facilità di ricarica e di utilizzo, oltre ad un mezzo estremamente semplice ed intuitivo per inviare contante in maniera pressochè immediata.
Leggi anche:
In realtà con Postepay si identifica un’intera società per azioni ancora fortemente legata alle Poste Italiane che controlla svariati servizi e funzionalità (come Postemobile, ad esempio), e come ogni società impegnata in una continua opera di evoluzione e miglioramento anche in chiave telematica. Non tutte le novità tuttavia sono sempre ben accettate dagli utenti.
Novità
Nel corso degli anni infatti le carte prepagate “concorrenti” della Postepay hanno iniziato a moltiplicarsi e farsi sempre più “agguerrite”, condizione che ha visto un sempre maggiore utillizzo dell’app Postepay nell’uso quotidiano che da sorta di appendice della carta stessa è divenuta assolutamente indispensabile per alcune funzioni recenti.
La Evolution, ossia quella dotata di IBAN è diventata sempre più utilizzata, a dispetto di un costo annuo di 12 euro, visto che questa variante è accomunabile da molti punti di vista ad un vero e proprio conto corrente, pur mantenendo i medesimi vantaggi dell “base”.
Cosa non si potrà più fare?
Stare al passo con le concorrenti ha portato sopratutto quest’ultima versione ad adeguarsi alle differenti regolamentazioni dello stato: di recente infatti gli utilizzatori della Evolution avranno notato che è applicabile una sorta di “tassa” dal valore di 34,90 euro all’anno per ogni utente che presenti una giacenza media di 5000 euro.
Un’altra microtassa da 2 euro si applica qualora sia stata effettuata una qualsiasi ricarica superiore ai 77,40, sempre a cadenza annua. L’importo viene “scalato” in maniera automatica a inizio di ogni anno, anche se si tratta di una “novità” che non rende la Postepay totalmente “a costo zero” come un tempo.