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Pensioni, cambia tutto: “Non sarà più possibile avere…”

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Il tema relativo al sistema pensionistico del nostro paese è sempre molto “caldo”, a causa di difficoltà sempre presenti e piuttosto frequenti dovute anche a delle difficoltà politico-culturali che contraddistinguono l’Italia. Ogni governo decide solitamente di apportare alcune modifiche al sistema delle pensioni, anche a causa di pressioni esterne da parte di diversi esponenti come i sindacati.

Il mondo del lavoro è in continua evoluzione ed ecco che anche il governo Draghi dovrà fronteggiare un cambiamento netto nei prossimi mesi.

Stop a quota 100

Dopo le riforme Fornero di svariati anni fa, nel nostro paese è necessario arrivare a 67 anni di età e poter dimostrare un’anzianità contributiva minima di 20 anni, e già il precedente esecutivo, ossia il governo Conte II aveva manifestato l’intenzione di non rinnovare la cosiddetta Quota 100, molto discussa e chiacchierata da diverse parti politiche e che è stata fonte di attriti anche all’interno della maggioranza. Di fatto è un sistema che permette il pensionamento già all’età di 62 anni con 38 di contributi.

I possibili cambiamenti

L’intenzione del Premier Mario Draghi è di cambiare parzialmente il sistema pensionistico in vista del 2022, dato che Quota 100 cesserà di esistere dal prossimo 31 dicembre: assieme a Quota 100 scadranno anche  Opzione donna che permette alle donne con 35 anni netti di contribuzione e 58 anni di età anagrafica, per le subordinate, 59 anni per le lavoratrici autonome di uscire dal mondo del lavoro e l’Ape sociale, un sussidio erogato in attesa del raggiungimento dell’età pensionabile rivolto ai contribuenti di entrambi i sessi che hanno compiuto 63 anni e con 30-36 anni di contributi versati. Queste tuttavia saranno molto probabilmente prorogate, mentre per sostituire parzialmente Quota 100 si parla di un sistema di pensionamento attivabile a partire dai  64 anni di età e 36 di contributi e un’opzione di anticipo della sola quota contributiva della pensione a 63 anni, rimanendo ferma a 67 la quota retributiva.

Sono comunque solo ipotesi, per ora, a partire da settembre l’esecutivo comunicherà in modo ufficiale linee guida più chiare in merito.

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