Agognata, attesa e spesso “criticata” perchè mai realmente alta nelle nostre percezioni, la mensilità lavorativa, conosciuta come busta paga è sempre al centro di diversi dibattiti sia tra i cittadini che tra le varie fazioni politiche. L’attuale esecutivo capitanato da Mario Draghi nelle vesti di presidente del consiglio ha promesso negli scorsi mesi una sorta di rivoluzione che dovrebbe favorire la ripresa economica proprio a partire della busta paga.
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La “rivoluzione” della Busta paga
Dallo scorso luglio infatti è stata applicata la prima parte della cosiddetta Rifroma Fiscale, il che si traduce in diverse agevolazioni sia per i lavoratori dipendenti che per quelli autonomi, rendendo possibile una busta paga più sostanziosa per chi dispone di un reddito annuo collocato tra i 28.000 euro fino a 55.000 euro, frutto di una riduzione dell’aliquota del terzo scaglione che, comportando un taglio all’Irpef,
Questo, ufficializzato dallo scorso giugno si traduce in un rimborso irpef per i lavoratori dipendenti e per gli autonomi c’è un “esonero” contributi previdenziali.
Cosa significa?
La detrazione per i lavoratori dipendenti è applicabile qualora il reddito non superi gli 8mila euro, e può arrivare fino ad un massimo di 1.880 euro, anche se a seconda del contratto lavorativo e dalla tipologia dello stesso, le cifre potrebbero essere inferiori. A seconda del tipo di contratto e del reddito il limite minimo per un lavoratore “fisso” è di 690 euro, limite che sale a 1.380 euro quando il lavoratore ha un reddito che non supera i già citati 8mila euro e che risulta sotto contratto a tempo determinato.
Il “bonus” viene elargito direttamente in busta paga, ed è possibile fare domanda all’istituto di previdenza di appartenenza, domande che possono essere presentate presso l’INPS fino al 30 settembre 2021, limite esteso al 30 ottobre 2021.
I lavoratori autonomi invece potranno usufruire del cosiddetto “anno bianco”, che li esorta dal pagamento dei contributi previdenziali riferiti al periodo d’imposta 2019, hanno percepito un reddito inferiore ai 50.000 euro oltre ad un calo del fatturato nel 2020 non inferiore al 33% rispetto all’anno precedente.