Siamo abituati quasi naturalmente a tendere i soldi sul conto corrente, consapevolmente o meno consci che l’immobilismo è spesso sconsigliato in senso generale: per una conformazione caratteriale atavica, preferiamo infatti pensare al conto corrente, di fatto una struttura economica, quasi totalmente digitalizzata al giorno d’oggi, che ci permette di gestire i nostri risparmi.
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Ad oggi si contano quasi 1.4 miliardi di euro presenti sui conti corrente di tutta italia, segno che la poplazione nostrana ha oramai sostituito idealmente i “soldi sotto il materasso” con il denaro presente sul conto, grazie anche ad una certa diffusione dei conti ottenibili in pochi minuti.
“Non tenere i soldi sul conto corrente!”: pazzesco, ecco il motivo
La cosiddetta stagnazione del denaro è un fenomeno conosciuto da parte degli appassionati di finanza ma anche chi ha a che fare con questi argomenti. In sostanza, tenere somme di denaro fermi sul conto non provoca effetti positivi, ne al titolare del conto ne tantomeno allo stato italiano.
La progressiva perdita di potere d’acquisto, dovuta anche all’inflazione che seppur limitata dallo status dell’euro, è comunque presente (nel nostro paese è calcolata una perdita di potere d’acquisto che “peggiora” di circa il 2 % ogni anno).
Oltre a ciò altri parametri fanno sconsigliare la cosiddetta giacenza perpetua, come gli interessi portati dall’istituto di credito stesso, e le imposte varie come l’imposta di bollo.
Cosa fare?
Le opportunità di investimento sono molteplici, e se non si vuole rischiare troppo con progetti ambiziosi, è consigliabile affidarsi a prodotti come buoni fruttiferi, come quelli garantiti dallo stato italiano o un conto deposito, ossia una tipologia di conto che per l’appunto è creato specificamente per rendere fruttiferi le somme di denaro presenti.
Questa possibilità viene garantita da oramai buona parte degli istituti di credito, che presentano specifiche condizioni per l’utilizzo, con pro e contro dal punto di vista dei vincoli.