I gettoni telefonici oggi sono equiparabili ad autentici cimeli storici, anche se dal punto di vista temporale questi oggetti sono stati utilizzati fino a non molti anni fa, e rappresentano come poche altre cose il rapidissimo incedere del tempo tecnologicamente parlando.
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Genesi e sviluppo
I gettoni sono stati il “mezzo” principale per poter usufruire dei telefoni pubblici, stipati quasi sempre nelle cabine ed avevano la funzione di monete vere e proprie, acquistabili presso le ricevitorie e tabaccherie, per svariate decadi hanno rappresentato il modo più semplice e pratico per poter conttattare telefonicamente qualcuno, in un’era in cui anche a casa avere un telefono non rappresentava un’idea così scontata.
I primi esemplari italiani sono databili 1927: questi gettoni, realizzati dalla Stipel, una delle aziende telefoniche dell’Italia della prima metà di 20° secolo, furono distribuiti ai visitatori della Fiera Campionaria tenutasi a Milano quell’anno proprio per mostrare le capacità dei primi apparecchi telefonici a gettone.
Questi strumenti hanno avuto svariate forme e valori fino al secondo dopoguerra, quando fu realizzato la prima versione con le scanalature nel 1945 alla quale seguì la prima tipologia di gettone standardizzato, condiviso da tutte le aziende telefoniche che confluirono nella SIP nel 1964. I modelli realizzati dal 1959 al 1980 (ma utilizzati fino al 2001) presentano tutti quattro cifre su uno dei lati, che indicano anno e mese di realizzazone.
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I gettoni realizzati fino alla seconda guerra mondiale sono quindi i più vari e spesso i più “danarosi”. Un esempio è dato dal gettone realizzato dalla Società Esercizi Telefonici (SET) nel 1934, diffuso nel Mezzogiorno. Contornato da 12 triangoli simmetrici, il gettone esiste in due versioni, una con il punto alla fine della “T” e una che invece ne è sprovvista. Quest’ultima fa valere un esemplare dai 30 ai 70 euro a seconda delle condizioni ma se il punto è presente il valore può raddoppiare fino a sfiorare i 200 euro.