Il conflitto innescatosi meno di una settimana con l’invasione dell’esercito russo in Ucraina ha ovviamente catalizzato l’attenzione comune ed ha scatenato una serie di sensazioni, eventi e prese di posizione da gran parte dei paesi al mondo, con la prospettiva di un termine del conflitto ancora discretamente lontana, a causa di un’operazione militare da parte russa che sembra logicamente interessata a catturare la capitale Kiev nel giro di poco tempo, al netto di un dialogo aperto con la controparte.
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Ciò che ha fatto più parlare in questi ultimi giorni come sistema “punitivo” della Russia, sia da parte degli Stati Uniti, è il tema sanzioni, una tipologia di provvedimento economico in realtà adottata da anni verso Vladimir Putin ma che con il dispiegamento delle forze militari da parte di quest’ultimo hanno portato gran parte dei paesi occidentali a prendere posizioni piuttosto nette anche in questo senso: da qualche giorno la decisione di estromettere la Russia dallo Swift ha fatto parlare discutere molto.
Cosa è lo SWIFT dal quale la Russia viene esclusa?
Swift sta per Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication, un organismo telematico, associabile ad una sorta di intermediario sviluppato nel 1973. Ha funzioni di piattaforma adibita alla gestione dei pagamenti telematici tra i vari paesi del mondo, con lo scopo di accellerare ed ottimizzare i flussi di denaro. L’esclusione di un paese importante come la Russia rappresenta una presa di posizione netta, isolando la nazione dalla maggior parte dei circuiti economici occidentali.
Questa “mossa” non ha una valenza “antimilitare”, visto che colpisce sopratutto l’economia del paese, contribuendo a creare malumore e, nelle intenzioni di USA e UE, a rendere più propenso Vladimir Putin a trovare un accordo per il cessate il fuoco, ma è sopratutto uno strumento politico. Molti esperti hanno fatto notare che non tutte le banche russe hanno subito l’esclusione dalla Swift ma sicuramente una significativa parte. Per altri ciò non sarebbe “giusto” nei confronti della popolazione comune, che ne pagherà il prezzo in maniera importante, e ciò risulta evidente dal “crollo” in borsa del rublo, la valuta monetaria russa.
Tuttavia diversi osservatori hanno messo in evidenza i possibili effetti negativi di questa mossa, definita da alcuni la “peggiore delle sanzioni possibili” (mentre per altri al contrario non rappresenterebbe un concreto deterrente pr Mosca): a partire da ragioni politiche, visto che Putin potrebbe scegliere di avvicinarsi ulteriormente ad una superpotenza come la Cina, che da diversi anni adotta un sistema quasi analogo di intermediario finanziario, come CIPS, a quelle strettamente pratiche visto che la Russia resta un importante partner commerciale, sopratutto dal punto di vista energetico.