Pagamento in contanti, quando scattano le sanzioni? Attenzione

I contanti rappresentano il “denaro” nell’accezione più comune e “tangibile”, molto più delle monete: assieme alle monete, si tratta nominalmente di pezzi di “carta” (in realtà spesso composti da cotone filigranato) privi di valore intrinseco ma che sono dotati di potere d’acquisto, com’è noto, ben evidente da ogni tipologia di taglio. Da diversi anni, almeno un decennio, anche il governo italiano, in linea con la maggior parte di quelli europei, ha optato per “spingere” verso una naturale limitazione del contante, decisione che da alcune parti trova d’accordo i cittadini, dall’altra viene percepita come una costrizione.
Il denaro liquido è “il veicolo perfetto” per le transazioni illecite, ecco perchè viene “osteggiato” da anni.
Meno denaro liquido
Il limite di denaro contante utilizzabile per un’operazione di pagamento o di “spostamento” di denaro infatti viene ridotto in maniera progressiva da diverso tempo, in alcuni casi di anno in anno: dalla soglia a 5 mila euro decisa dai governi Prodi e Berlusconi, ulteriormente ridotta da quello Monti nel 2011 a 2000 euro e “rialzata” da quello Renzi. La legge di bilancio del 2020 lo ha portato a 3000 euro ma con la previsione di una riduzione a 2000 euro nel 2021 e 1000 euro a partire dal 1° gennaio di quest’anno.
Attraverso il decreto Milleproroghe tuttavia la soglia è stata mantenuta a 2000 euro per tutto il 2022.
Pagamento in contanti, quando scattano le sanzioni? Attenzione
Le sanzioni tuttavia restano: queste scattano per qualsiasi forma di pagamento/transazione in contanti di importo superiore a 2000 euro sia per chi effettua la transazione, sia per chi la riceve.
Si tratta di multe calcolate in base agli importi delle transazioni stesse, che quindi possono essere da 2.000 euro a 50.000 euro. Per incentivare la segnalazione, esiste anche una multa specifica che punisce anche chi effettua la cosiddetta “omessa segnalazione”. Le sanzioni anche in questo caso sono calcolate in base all’importo, da un minimo di 3000 euro ad un massimo di 50 mila euro.