Canone Rai: ecco cosa succede a chi non paga. Attenzione

Le polemiche attorno al canone Rai, più correttamente definibile tassa televisiva sono una sorta di evergreen che si protrae da decenni: anche per questo motivo spesso i governi che si sono susseguiti hanno apportato modifiche più o meno sostanziali relative alla tassa in questione. Imposta perchè nonostante risulti conosciuta con il termine di Canone è di “ordinata” dallo stato per foraggiare lo sforzo economico del servizio pubblico nazionale, che risulta tassato a sua volta.
Tassa televisiva in cambiamento
Tra le modifiche principali spicca una tutt’ora in atto, ossia quella che ha dilazionato in 10 rate da 9 euro l’una l’importo della tassa televisiva, accorpandola alla fatturazione dell’energia elettrica, così da rendere più assiduo il flusso delle entrate. Questa decisione, decisa dal governo Renzi nel 2015, è divenuta effettiva l’anno successivo e permane tutt’ora. Dal 2023 tuttavia, per “mettersi in linea” con le richieste europee che non contemplano l’accorpamento di alcun tipo di tassa ad una fornitura energetica.
Canone Rai: ecco cosa succede a chi non paga. Attenzione
Trattandosi di un’imposta, chi non paga il Canone Rai sostanzialmente “evade una tassa”. Rispetto alla maggior parte delle forniture energetiche non è previsto un distacco vero e proprio ma varie conseguenze: in primis viene fatta pagare una vera e propria multa pari a fino 6 volte l’importo del Canone Rai, che è di 90 per 12 mesi, quindi da 180 a 540 euro. A questa multa va aggiunto l’equivalente del canone in base al periodo evaso.
Se “l’evasione” viene perpetuata, entra in gioco l’Agenzia delle Entrate, che una volta ufficializzato un mancato pagamento, se superiore ad un certo periodo di tempo, sviluppa una vera e propria cartella esattoriale, e l’utente viene esortato al pagamento attraverso una serie di solleciti. Dopodichè, in caso di mancato pagamento, scatta il pignoramento.
Se l’utente dichiara di non essere in possesso di un apparecchio televisivo, pur possedendone uno, scatta il reato di falso ideologico (oltre alle già citate multe) che può portare fino alla reclusione per un periodo massimo di 2 anni.