Nuovi vaccini bivalenti: cosa sono, a chi vanno somministrati

Anche dopo oltre due anni, il Covid pur essendo “sotto controllo” non è assolutamente parte del passato, ne tantomeno debellato, e lo dimostrano i casi in continua crescita, anche se questa considerata oramai parte del problema, anche e soprattutto a causa della copertura vaccinale, oramai estesa e diversificata, che rende meno incidente rispetto al passato il “calcolo” dei nuovi infetti. Tuttavia la campagna prosegue, anche se attraverso una tipologia di informazione meno “mirata” rispetto al 2020 ed al 2021, anche a causa di un minore interesse nei confronti del Coronavirus, il contagio segue la propria natura e continua ad evolversi per adattarsi alle condizioni: una recentissima circolare emanata dal ministero della salute ha di fatto confermato anche la 4° e la 5° dose di vaccini che saranno ambivalenti.
Nuovi vaccini bivalenti: cosa sono, a chi vanno somministrati
Il termine bivalenti indica la medesima funzionalità di questi vaccini che sono stati concepiti per contrastare rispettivamente le varianti Wuhan e Omicron 1, e Wuhan e Omicron 4-5, e come annunciato dal ministro della Salute speranza, questi sono intercambiabili.
Con questi bivalenti è anche possibile ricevere la quarta dose, dedicata com’è oramai noto agli individui over 60, quelli fragili con più di 12 anni, gli operatori sanitari e le donne in gravidanza possono riceverla. Entrambi questi nuovi vaccini, approvati a poche settimane di distanza l’uno dall’altro, potranno essere anche utilizzati indifferentemente come terza dose per tutti gli individui con almeno 12 anni d’età che non l’hanno ancora effettuata.
Discorso sensibilmente differente per la funzione da 4° dose per chi ha meno di 60 anni. Chiunque potrà richiedere di ricevere una somministrazione con i nuovi vaccini su richiesta, come accenato dalla circolare stessa:
“I nuovi vaccini potranno essere resi disponibili su richiesta dell’interessato, come seconda dose di richiamo, per la vaccinazione dei soggetti di almeno 12 anni di età, che abbiano già ricevuto la prima dose di richiamo da almeno 120 giorni”.