Il burro fa alzare il colesterolo? Ecco la verità

Il contesto alimentare è da diverse decadi attenzionato con particolare cura da diversi aspetti della scienza e della medicina, e tratandosi per l’appunto di scienze, sono per forza di cose confutabili. Tra gli elementi considerati e considerabili nocivi ancora oggi dall’immaginario comune spicca il burro, che è una delle sostanze più grasse nella percezione umana, anche a causa di una vera e propria campagna “denigratoria” nei confronti di questo alimento, che è sviluppato attraverso varie procedure ma sempre dalla parte più grassa del latte. Trattandosi di grasso animale quindi il burro viene percepito come estremamente dannoso in particolar per il colesterolo. Ma è davvero così?
Il burro fa alzare il colesterolo? Ecco la verità
In realtà molte delle idee e conczioni che abbiamo del burro fanno parte del passato, ad esempio a lungo si è seriamente concepito l’azione alimentare del burro come cancerogena, a partire dalla seconda metà dello scorso secolo, in quanto la convinzione comune legata ai grassi saturi che compongono questo alimenti era fondamentalmente infondata.
E’ indubbiamente un alimento molto grasso, composto per oltre l’80 % da questa tipologia di nutriente (nel nostro paese viene considerato burro un prodotto sviluppato dal latte composto per almeno questa percentuale da grasso e dal 16% di acqua) ma che nelle giuste quantità non solo non fa male, ma costituisce una fonte energetica e di grassi importante, pari a circa l’8-10 % del fabbisogno giornaliero.
I nutrizionisti raccomandano un apporto giornaliero di circa 10 grammi, in quanto la quantità di colesterolo che apporta 100 grammi di burro corrisponde al fabbisogno completo che corrisponde a 250 mg per etto di prodotto. Trattandosi di un elemento fortemente saziante è quasi impossibile consumarne una quantità del genere in una giornata.
E non fa realmente “salire” il colesterolo, ovviamente nelle giuste dosi: contiene vitamina A, che protegge la tiroide e le ghiandole surrena, e contiene una sostanza nota come lecitina, che invece favorisce l’operato del colesterolo “buono” nel contrasto a quello “cattivo”.