E’ ancora vivo il “no” scaturito in realtà fin dal principio, da parte del governo nei confronti  di quello che viene definito naturalmente salario minimo che nell’ambito della Manovra, alla quale seguirà il tradizionale testo relativo alla Legge di Bilancio, e numerose altre forme di “piano” in vista della prossima annata solare. Il concetto di salario minimo, ossia una retribuizione contrattuale fissa, già realtà in molti paesi europei è stata di fatto bocciata categoricamente dapprima alla Camera e poi al Senato, però bisogna per forza di cose provvedere ad una forma di strumento che possa avere una funzione non troppo diversa, come le gabbie salariali.

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Si tratta finora di un’ipotesi avallata da parte dell’esecutivo e quindi da una forza di governo per riequilibrare il contesto salariale, però in realtà non una novità essendo stata sviluppata come forma durante il 20° secolo e dismessa all’inizio degli anni 70.

Cosa sono le gabbie salariali e cosa prevede questa forma di proposta se accettata

Niente Salario Minimo, si alle gabbie salariali: ecco cosa sono

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Riproposta durante uno degli ultimi colloqui di governo in merito al dover dare una risposta a proposito del contesto in questione legato proprio al salario minimo che ha contribuito a rafforzare, almeno simbolicamente su questo argomento, le principali forze di opposizione, le gabbie salariali sono delle forme di incentivo economico applicate a specifiche forme di lavoratori in relazione alle varie zone d’Italia dove i costi della vita, comprendendo anche classificazioni legate alle zone di appartenenza (urbana, sub urbana e simili).

Alcune categorie come ad esempio quelle degli insegnanti avranno una “paga” alla fine del mese sensibilmente diversa dove i costi della vita, stabiliti dall’ISTAT costa di più.

Si tratta di qualcosa attivato già nel secondo dopoguerra, inizialmente esclusivamente al nord e poi dal decennio successivo anche nel resto del paese, ma dismesso dalla fine degli anni 60 fino ad essere abbandonato nel 1972. La misura viene considerata dall’opposizione eccessivamente divisiva sia in relazione dei rapporti tra sud e nord del paese ma anche, allo stesso modo tra le zone urbane e quelle periferiche del paese.

Si tratta di una proposta che però in realtà è un vecchio “pallino” della Lega, quindi una delle forze di governo che ha tentato già di riproporre questa misura nel corso degli ultimi decenni, in particolare già dagli anni 90 passando per i primi anni 2000, è quindi qualcosa che difficilmente sarà attuato soprattutto nella forma conosciuta ed abbandonata ma che non resta così improbabile.