Quasi considerabile una sorta di “pomo della discordia” per le forze di maggioranza, la questione proroga di una delle misure più discusse e considerate problematiche dall’attuale governo (ma non solo) è sicuramente quella del Superbonus, una formula che è stata concepita nel 2020 e gradualmente “depotenziata” ma ancora esistente in una serie di ecobonus legati ai lavori di ristrutturazione, che ha parzialmente spaccato la maggioranza ma anche attraverso una direzione molto specifica da parte di Forza Italia, probabilmente sarà prorogato.

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Il Superbonus infatti era stato già messo da parte e potenzialmente quasi completamente annullato dal buona parte delle forze di maggioranza.

Attualmente il Superbonus dovrà comunque essere giudicato entro il 31 dicembre 2023 ultimo giorno per eventuali modifiche.

Superbonus verso la nuova proroga: ecco cosa succede

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In maniera automatica l’ultimo provvedimento in merito aveva fatto passare la misura da 110 a 90, con la possibilità di poter essere ridotto nel 2025 al  70 e poi eliminato del tutto. Le difficoltà inerenti ad una risoluzione anticipata sono soprattutto evidenti da parte di coloro che ne avevano fatto richiesta oppure altri utilizzatori che avevano già iniziato l’intenzionalità della richiesta.

A fronte di un’eliminazione quasi immediata, la premier Meloni si era opposta ad una proroga, che però è stata velata già dal Ministro dell’Economia Giorgetti e poi confermata, almeno a parole dal ministro degli Esteri Tajani, palesando l’idea di una conferma al Superbonus 70% nel Milleproroghe o in altre soluzioni legislative.

Attualmente infatti i lavori anche dal 1° gennaio 2024 saranno comunque soggetto a rimborso richiesto ma per i i lavori effettuati negli ultimi mesi del 2023 che non risultano essere completati nelle loro misure effettive potrebbero non essere approvati e non si tratta di pochi elementi ma di circa 30 mila soggetti che ne avevano fatto richiesta. E’ quindi necessaria una decisione, attualmente importante anche perchè sono in ballo come detto non pochi utilizzatori, anche se una eventuale proroga costerà secondo le stime ulteriori 2 miliardi di euro dopo aver creato una forma di “debito” dello Stato di oltre un centinaio di miliardi nel corso degli ultimi anni con la misura che è stata considerata quasi immediatamente inadeguata nella sua formulazione iniziale.